venerdì 10 giugno 2011

Viaggiare leggeri



VIAGGIARE LEGGERI - quando tutto ebbe inizio -

In una luminosa mattina primaverile  Agata si trova  a rileggere le lettere spiegazzate  dentro una borsa di cuoio appoggiata in fondo, nella penombra della sua camera mansardata.
Respira l'odore del tempo passato, un certo odore di muffa misto alla consapevolezza amara che certi tempi baciati dalla leggerezza  sono ormai passati.

"Ancora un'altra mattina finisce e non mi decido a prendere in mano la situazione" pensa sconsolata,
" non ascolto i messaggi in codice che ciclicamente  mi arrivano dall'immenso spazio dentro me. Continuo a correre dietro a certi pensieri affogati nella quotidianità...mi perdo...dentro la stanchezza dentro la noncuranza.
Eppure basterebbe costruire qualcosa passo dopo passo, un pezzettino al giorno...creare luce senza fare tanto rumore...non disperdere tanta energia dietro ciò che non è partito da me..."

Questo insieme di idee senza capo né  coda occupano la testa di Agata, una donna di mezza età che ancora confonde i sogni con la realtà e che, nonostante abbia preso l'impegno grande di essere ogni giorno mamma di tre figli che crescono e compagna di vita di un uomo dal cuore grande, non si vuole rassegnare, quasi  volesse fermare il tempo. 
Allora registra con gesti e carezze: timbra  parole e  immagini su fogli volanti, dispersi in mezzo a pile di libri e  fascicoli a puntate.

Ed è così che, in mezzo a tutta questa  grande confusione di pensieri e idee,  tutto inizia. 

Mimando certi momenti rituali di gioco insieme alla sua bambina interiore, si appresta ad aprire il grande librone dalle pagine pregiate un poco ingiallite e lì, con la penna in mano  unisce  le acrobazie intrecciate ai suoi ricordi con una voce chiara, ma sussurrata appena.
"Ci sarà forse qualcuno ad ascoltarmi?" si chiede.
Ora però non si può più fermare e si butta dentro la porta che aveva aperto tanti  anni addietro, quando la si oltrepassa non si può più tornare indietro, questo è certo, lei già lo sa.


Chiude gli occhi e ricorda, come  fosse stata ancora  lì in quel momento.

Era una giornata luminosa, calda e piena di sole in una terra lontana, dorata di  spezie e poesia.  Lei era sola, ma mai si era sentita così abbracciata al tutto  come in quelle ore magiche.
Ascoltava dentro di sé una voce amica e distinta  e sapeva che ormai era arrivato il momento di non preoccuparsi più: si sarebbe lasciata andare all'esistenza e con silenziosa grazia sarebbe entrata nel disegno creato apposta per lei.
Quanto era lucido quel momento come uno specchio dai confini sfumati, ma nel suo centro preciso la freccia era oramai scoccata. Il volo ad arco aveva raggiunto il punto che si era prefissato!
Voleva correre e gridare al mondo quanto si sentiva pronta, libera, aperta alla vita. Non poteva essere altro che lì.
Sentiva il suo profumo vicino più che nello spazio nel tempo. Era  certo:  tra poche ore si sarebbe preparata per andare alla festa della luna piena in quella notte di Gennaio, nella sua amata terra d'Oriente.
Poco dopo  era lì che ballava scalza. In mezzo a tanta  gente senza essere con nessuno.
Chi erano quelle ombre nella notte che ballavano e si muovevano?
Ora era lontana dall'oscurità la luna piena la avvolgeva nella sua luce.
Si fermò e si sedette  per una  pausa. Un ragazzo abbronzato dal viso aperto e amichevole le si avvicinò e le sorrise cominciando  a parlarle...la voleva conoscere: sì certo, era  italiano come lei!
Dopo pochi attimi  i due ragazzi si abbracciavano,  consapevoli di essere arrivati a casa insieme.

Il loro incontro provocò scintille e armonia, il loro incontro fu solo l'inizio di una grande e magnifica avventura d'amore durata per un bel pezzo di vita.


8 commenti:

  1. Bravissima,un racconto che esige di avere un seguito!

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  2. @costantino: grazie Costantino. Ho iniziato a scriverlo quasi per caso...sicuramente avrà un seguito...ma non so ancora come si evolverà. Ciao e a presto!

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  3. Ci hai raccontato una storia bellissima^^
    ti mando un abbraccio!

    la Zia Artemisia

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  4. Qualcosa di forte, potente, accanto a un sentimento indefinito. Forse è così quando ci si innamora...

    Vedo che la porta è ricorrente nei tuoi scritti, forse è una sorta di diaframma tra l'intimità e l'esterno, più sconosciuto ed indecifrabile ancora... In effetti scrivere può essere un modo di trattenere ciò che non vorremmo ci sfuggisse.
    Un bacio, carissima.

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  5. @ziaartemisia: Ciao zia Artemisia! mi fa piacere che tu sia passata di qui e che la mia sroria ti sia piaciuta! :-) Grazie...ti mando un abbraccio anch'io!

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  6. @giacynta: la tua sensibilità riesce a cogliere l'essenza ogni volta e osserva...sì, la porta torna a trovarmi spesso nelle fantasie, nei sogni...è come una sorta di confine tra l'interno e l'esterno! Quando ero molto piccola chiedevo spesso ai miei di regalarmi "Una porticina" ;-)
    Grazie Giacy...sei uno specchio chiaro per me...
    un bacione anche a te.

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